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DAL 1920 ALLA FINE DEGLI ANNI ‘70: Il Gruppo Grotte Brescia

(a cura di Giampietro Marchesi – A.S.B. – S.S.I.)

Mentre in quegli anni l’attenzione nei confronti della speleologia aumentava in tutta Italia, all’appello lanciato da  Luigi Vittorio Bertarelli, presidente del T.C.I., per la valorizzazione dei fenomeni carsici, rispose da Brescia Gualtiero Laeng, il cui entusiastico proposito si concretizzò il 9 novembre 1922 con la fondazione del Gruppo Grotte Brescia come sezione della Unione Operaia Escursionisti Italiani (LAENG, 1923).
Quasi a suggellare la continuità fra il Circolo Speleologico Bresciano e il nuovo gruppo fu eletto presidente onorario G.B. Cacciamali, il quale tuttavia, dopo aver passato parte della documentazione speleologica in suo possesso, si limitò ad appoggiare l’iniziativa dall’esterno.
Nel 1924, a soli due anni dall’inizio, essendo Gualtiero Laeng, chiamato a Roma per impegni di lavoro, la direzione  del Gruppo Grotte Brescia venne affidata a Corrado Allegretti che ne sarà per più di quaranta anni l’animatore e che per questo può essere considerato il padre della speleologia bresciana. Da quel momento ebbe inizio un paziente e sistematico lavoro, di ricerca, individuazione, rilevamento e messa a catasto delle grotte bresciane.
Con la collaborazione di Leonida Boldori e del suo Gruppo Grotte Cremona, vennero messe le basi del Catasto bresciano e lombardo con la pubblicazione dei primi dati catastali e relativi rilievi (ALLEGRETTI, 1926a, 1926b, 1926c; ALLEGRETTI e BOLDORI, 1926, 1938; BOLDORI, 1924, 1927, 1930, 1931a, 1931b, 1932).

Il 15 aprile del 1928 si svolse ad Iseo, organizzato dal Gruppo Grotte Cremona, il primo Congresso Speleologico Lombardo. Al congresso parteciparono i quattro gruppi lombardi (Brescia, Milano, Bergamo e Cremona) presentando relazioni sulla loro attività.
In quel periodo furono le ricerche faunistiche che, sotto la spinta di Leonida Boldori,  ebbero una parte rilevante; in questo campo c’è da ricordare l’avvento negli anni Trenta di un altro biospeleologo, Gian Maria Ghidini che portò con il suo entusiasmo ed il suo rigore scientifico una nuova messe di lavori  (GHIDINI,  1931a, 1931b, 1931c, 1931d, 1931e; GHIDINI e ALLEGRETTI, 1936).
Il 1933 è l’anno nel quale il Gruppo Grotte Brescia si  fece conoscere nel mondo ufficiale della speleologia italiana,  con la realizzazione, presso l’Ateneo di Brescia, della prima mostra di speleologia. Poco prima della seconda guerra mondiale fece la sua comparsa nel Gruppo Grotte Brescia, Mario Pavan, che continuò la tradizione biospeleologica (PAVAN, 1938, 1939, 1941; ALLEGRETTI e PAVAN, 1938, 1947; PAVAN e PAVAN, 1955). La guerra frenò l’attività del gruppo; il solo Allegretti tenacemente continuò le sue uscite ed inventò un  originale “Gazzettino dell’amicizia” da lui completamente compilato e disegnato che servì per mantenere i  contatti  con  gli  altri speleologi.
Dopo la Liberazione, Corrado Allegretti con alcuni nuovi collaboratori riprese l’attività e organizzò a Brescia, nel 1956,  il secondo Congresso  Speleologico Lombardo dove presentò il catalogo delle 253 grotte inserite nel Catasto della Lombardia, risultato di trenta anni di attività (ALLEGRETTI, 1956).
La scomparsa di Corrado Allegretti avvenuta in Brescia il 2 maggio 1969 chiuse una pagina memorabile della speleologia e nello stesso tempo lasciò un vuoto che, a fatica venne colmato dai Soci rimasti.
Dal 1968 al 1972 l’attività speleologica fu incentrata sulle esplorazioni del Fieraröl di Vesalla (330 Lo), una cavità posizionata da Allegretti nel 1948, ma non inserita a catasto perché intransitabile (VILLANI, 1974).
Il catasto della Lombardia Orientale era arrivato nel 1975 a 441 grotte.
Una grotta dell’Altopiano di Cariadeghe, nel comune di Serle, l’Ombèr en banda al Büs del Zèl (247 Lo) messa a catasto da Allegretti nel 1948, diviene meta di alcune uscite dei giovani del Gruppo Grotte Brescia che riuscirono ad individuare delle prosecuzioni portando, in breve  tempo, la profondità da – 42 metri a – 280 metri, con uno sviluppo superiore ai 4 Km (VILLANI, 1976; CAMERINI, VAILATI e VINAI, 1977).

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